COME MIGLIORARE IL NOSTRO ATTEGGIAMENTO E CARATTERE
È una questione di abitudini!
Sarà capitato anche a te di sentire frasi del tipo “si possono modificare alcuni aspetti di noi, si può migliorare, ma il carattere…”
Ognuno nasce con il proprio carattere e, infatti, carattere deriva dal greco e significa impronta, un termine dunque che rimanda a qualcosa di innato, ma anche all’impronta che lascia su di noi l’ambiente in cui cresciamo, le persone che frequentiamo, gli stimoli che riceviamo.
Ma io sono fatto così…
Il carattere perciò non è una struttura fissa ma si modifica in base all’adattamento tra le nostre esigenze e la realtà che ci circonda. Ecco perché la frase “io sono fatto così” non può essere giustificata né tantomeno usata come scusa per non cambiare.
Lo stesso vale per tutte quelle persone che si definiscono attraverso frasi tipo ho un brutto carattere, ho un carattere forte, sono chiusa di carattere, ho un carattere timido, ecc.
LA NOSTRA MENTALITA’ E LA FORZA DELLE ABITUDINI
La verità è che il nostro carattere è plasmato dalla nostra mentalità e dai nostri comportamenti, che a loro volta sono condizionati dalle nostre credenze, che alla fine ci portano ad agire e reagire agli eventi di tutti i giorni. Le credenze che possono essere definite potenzianti o limitanti sono così potenti che hanno un enorme impatto su come valuti le opportunità nella vita, le decisioni che prendi nel lavoro e nelle tue relazioni.
La nostra mentalità e le nostre abitudini definiscono la sicurezza che abbiamo in noi stessi, così quanto crediamo di poter o non poter fare determinate cose.
Quindi possiamo avere un atteggiamento rivolto verso le possibilità, di poter apprendere, cambiare, modificarci e superare le sconfitte e fallimenti, così come possiamo avere una mentalità che ci fa vivere le situazioni con difficoltà e vittimismo, tendendo a dare la colpa verso l’esterno o a noi stessi e avere sensi di colpa.
Quindi se guardiamo tutto questo più da un aspetto scientifico, il carattere, la mentalità e le abitudini sono delle caratteristiche che vengono sviluppate attraverso le nostre esperienze della vita, ma soprattutto di come interpretiamo queste esperienze e del significato che poi le diamo.
Però cosa ci insegna la scienza?
Ci insegna che se cambi il binario del tuo pensiero e quindi crei nuove sinapsi e connessioni, tanto più ripercorri quelle nuove tanto quelle vecchie tenderanno a diventare più deboli sino a scomparire.
Quindi il tutto si risolve attraverso la presa di consapevolezza e decidere di dare impulsi diversi attraverso i nostri pensieri, dando risposte più proattive agli eventi che ci capitano, portandoci a casa gli insegnamenti.
Quello che definiamo brutto carattere è perciò semplicemente il risultato di cattive abitudini.
DUNQUE, CAMBIANDO ABITUDINI È POSSIBILE MODIFICARE IL CARATTERE?
È proprio così!
Così come possiamo sviluppare la buona abitudine di fare dello sport ed essere definiti salutisti, così possiamo anche sviluppare la cattiva abitudine di mangiare le patatine ogni volta che guardiamo la tv.
Allo stesso modo come possiamo sviluppare l’abitudine ad ascoltare e a metterci nei panni degli altri ed essere definiti tolleranti e di buon carattere, possiamo anche sviluppare l’abitudine di vedere sempre il “bicchiere mezzo vuoto” fino a essere definiti pessimisti cronici e, di conseguenza, con un brutto carattere.
Sappiamo tutti, per esperienza personale, che per cambiare abitudini dobbiamo agire sul nostro atteggiamento mentale, cioè, su come la pensiamo, e che alcune volte non è facile.
Anche se le riconosciamo come disfunzionali o addirittura dannose, quando decidiamo razionalmente di cambiarle o di sopprimerle ci rendiamo conto che spesso siamo vittime di una vera e propria dipendenza da quello specifico comportamento che vorremmo cambiare.
Chi non si è ripetuto più volte nella vita da domani mi metto a dieta?
O smetto di fumare?
E mangiare “schifezze” o fumare non sono semplicemente comportamenti ripetuti divenuti (cattive) abitudini?
Allo stesso modo chi perde le staffe troppo spesso mette in atto un comportamento che reiterato nel tempo diventa un’abitudine: un’abitudine che definisce il suo carattere.
COME FARE?
La resistenza al cambiamento, che si esprime magnificamente in quel “da lunedì mi metto a dieta”, cioè nel rimandare a domani il cambiamento di quel comportamento/abitudine che sul momento sembra irrinunciabile, è un fatto molto umano.
Razionalmente tendiamo a giustificare il nostro “cedimento”: ho fatto una sfuriata ma se lo meritava proprio!
e assecondiamo il lato più ancestrale del nostro cervello che è legato alla soddisfazione immediata del piacere.
Questo non significa però che sia la soluzione migliore e, soprattutto, non significa che non sia possibile sostituire quella cattiva abitudine con un’abitudine più funzionale.
Possiamo togliere il “pilota automatico” e riprendere i comandi del nostro pannello di controllo, cioè del nostro cervello.
Facciamo un esempio concreto: Giorgio è un manager molto performante, ma, a detta di tutti, con un pessimo carattere.
Spesso e volentieri si lascia andare a sfuriate dai toni decisamente fuori luogo, alla fine delle quali torna, come se niente fosse, ad un comportamento normale.
Inutile sottolineare che i rapporti all’interno del suo staff sono condizionati da questo suo “brutto carattere”
Giorgio confessa che quando si sente frustrato una bella dose di rabbia riversata sul malcapitato di turno gli dà una gran soddisfazione, ma si rende conto che gli effetti sulla sua Leadership e sulle relazioni è devastante.
Provando a uscire e prendere una boccata d’aria quando sente salire la frustrazione, e poi affrontare l’argomento con calma, ha provocato attestazioni di riconoscimento e maggior stima da parte dei componenti del suo Team e questo gli ha provocato una soddisfazione (grazie anche a una massiccia scarica di dopamina che accompagna sempre i nostri meccanismi di ricompensa nel cervello) che si è andata a sostituire alla soddisfazione che precedentemente provava con le sfuriate.
Ecco che il circolo vizioso si è trasformato in circolo virtuoso.
COME PENSA E SI COMPORTA UNA PERSONA NEGATIVA
Purtroppo c’è tanto da fare sul come pensiamo, sul come reagiamo agli eventi, a un’obiezione, a un no, a un rifiuto o a un fallimento.
Come abbiamo detto, l’atteggiamento e il modo di pensare sono la chiave per dare una svolta nella vita. Ma ora vediamo un po’ quali sono le abitudini che molte persone ripetono ogni giorno sino a farle diventare delle verità “assolute” o una certa rigidità mentale:
- Le persone negative tendono ad avere un dialogo interno limitante e negativo verso se stessi e gli altri. Ogni nostro dialogo interno rafforza i nostri circuiti neuronali e, a furia di ripeterle, diventano un automatismo a livello inconscio sino a definire chi siamo e quello che crediamo riguardo a noi stessi.
- Tendono a lamentarsi e vedono con difficoltà le cose in positivo. Giocano il ruolo della vittima, come se il mondo ce l’avesse con loro, e quando mancano un loro obiettivo o sbagliano difficilmente tendono a fermarsi e portarsi a casa la lezione o quello che hanno imparato, ma bensì tendono a trovare una scusa.
- Sono persone rigide e fanno una grande fatica ad ammettere quando sbagliano. Sono talmente sulla difensiva che spesso trovano velocemente una persona sulla quale scaricare la colpa e fanno fatica a ricevere delle critiche per una forma di difesa. Insomma, trovano sempre una scusa per non poter cambiare.
È UNA QUESTIONE DI SCELTA CAMBIARE ATTEGGIAMENTO!
Se ci accorgiamo (o, più verosimilmente, ci fanno notare) che abbiamo un brutto carattere, ora sappiamo che questa affermazione è scientificamente falsa e, soprattutto, non abbiamo più scuse: il carattere non è una struttura fissa, ma è il risultato dei nostri modi di pensare, dei nostri comportamenti e delle nostre abitudini.
Dunque, è tutta una questione di atteggiamento.
Possiamo scegliere di continuare a proclamare io sono fatto così.
Oppure possiamo decidere di disimparare e imparare e creare nuovi circuiti neuronali come scelta, riflettendo sul nostro dialogo interno, esterno, facendo attenzione ai nostri comportamenti e alla nostra empatia con gli altri.
Proprio così, avete capito bene!
A volte dobbiamo imparare a disimparare. Cioè, dobbiamo re-imparare a fare le cose in modo diverso; e per farlo occorrono disponibilità a mettersi in gioco, flessibilità, coraggio di sbagliare e perseveranza, in una parola: cambiare atteggiamento mentale.
Giovanni Porreca